Ricerca contro la demenza

NAPOLI - 6 Ottobre 2015

“Nuovi marker per la demenza: un approccio multidisciplinare” è un progetto di ricerca nato dall’idea di tre ricercatrici (Dr. Elvira De Leonibus, Dr. Marina Ciullo e Dr. Giovanna Lucia Liguori) dell’Istituto di Genetica e Biofisica (IGB) Adriano Buzzati-Traverso del CNR di Napoli in collaborazione con altri istituti di ricerca (Fondazione Santa Lucia di Roma e Telethon Institute of Genetics Medicine di Napoli) e altre cooperative locali (municipalità di Gioi e cooperativa ConTatto). Grazie al sostegno della  Fondazione CON IL SUD, due giovani ricercatori italiani (Dr. Valeria Zazzu e Dr. Attilio Iemolo), distinti nel campo della Biologia Molecolare e delle Neuroscienze, sono rientrati dall’ estero, dove svolgevano la propria attività di ricerca, con l’opportunità di sviluppare e potenziare le loro carriere in un istituto di ricerca italiano.

Lo studio ha l’obiettivo di individuare nuovi marcatori preclinici che possano essere utilizzati nella diagnosi precoce delle malattie neurodegenerative e auspicabilmente favorire interventi terapeutici efficaci. La neurodegenerazione è un processo che consiste nel danno funzionale o strutturale dei neuroni, che spesso ne causa la morte. Con il significativo allungamento della vita media negli ultimi 50 anni, si è osservato un drastico aumento dell’incidenza di tali malattie, per le quali ad oggi non sono state ancora trovate cure efficaci, ma esistono solo trattamenti farmacologici sintomatici. In questi anni, lo studio di questi ricercatori si è focalizzato sulla demenza associata a neurodegenerazione o demenza primaria e quindi sulla malattia di Alzheimer (MA) e la malattia di Parkison (MP) che sono le patologie neurodegenerative più diffuse, tra le prime cause di demenza primaria. Per cercare di capire le cause di queste malattie, in particolare quelli della MP, sono stati usati diversi approcci sperimentali e diversi modelli murini. La malattia di Parkinson colpisce più dell’1% delle persone di età superiore ai 65 anni e i segni caratteristici sono alterazioni della motricità, come tremore a riposo e alterazioni dell’andatura. Tuttavia, quando questi sintomi compaiono la malattia si trova già  ad uno stadio molto tardivo, caratterizzato dalla morte di intere popolazioni di neuroni.

Tra i vari risultati ottenuti in questi anni dal gruppo dei ricercatori coinvolti nel progetto,  un recente studio in cui è stato osservato che è sufficiente aumentare l’espressione della proteina alfa-sinucleina, che in condizioni normali nel cervello regola la comunicazione tra le cellule favorendo il rilascio dei mediatori chimici (i messaggeri della comunicazione), per indurre delle alterazioni cognitive molto specifiche nella memoria. Tali difetti di memoria precedono di mesi l’insorgenza dei difetti motori e della neurodegenerazione. Il gruppo sta lavorando per identificare le alterazioni precoci alla base di tali difetti. Si apre in tal modo la possibilità di una diagnosi precoce e quindi di interventi tempestivi in grado di prevenire la morte dei neuroni. Questo studio è stato selezionato da una commissione di esperti e, il prossimo novembre, sarà presentato a Chicago nel corso dell’American Society of Neuroscience Annual meeting, congresso a cui partecipano 40.000 scienziati provenienti da tutto il mondo.

Articolo pubblicato sulla newsletter cartacea della Fondazione disponibile qui

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