Reti di lana
PALERMO - 7 Gennaio 2016
Lo sapevate che la lana di pecora oggi è considerato un rifiuto speciale alla pari dell’amianto?
Proprio così, un allevatore per essere a norma di legge dovrebbe smaltire questo prezioso materiale con dei costi elevati come se si disfacesse di una sostanza tossica. Eppure si tratta dello stesso identico materiale che un tempo i nostri nonni utilizzavano per riempire cuscini e materassi, o per tessere oggetti come calze, coperte e maglioni. C’è dunque qualcosa di sbagliato in questo processo, manca qualche pezzo che fa si che la lana delle pecore siciliane venga oggi abbandonata sul suolo o nei torrenti causando peraltro dei danni ambientali.
In questo contesto nasce il progetto “Reti di Lana” che ha tra i suoi obiettivi la diffusione della cultura della lana, il recupero dell’artigianato locale in ambiti rurali e la valorizzazione della lana siciliana.
Con l’idea di ripristinare, alla luce dei tempi odierni, la filiera locale della lana, o almeno parte di essa, il progetto ha dato vita ad una serie di laboratori di artigianato che si sono svolti in alcuni territori rurali. Si è trattato di azioni formative volte a generare competenze nella lavorazione della lana, in particolare quella siciliana, per la produzione di oggetti di artigianato di qualità.
A condurre i laboratori formativi da aprile ad agosto 2015 sono stati due artigiani di Calascibetta (EN), Giusi Lucchese e Paolo Castagna, che avevano già esperienza nella lavorazione della lana siciliana e che hanno insegnato l’arte della tessitura e dell’infeltrimento a giovani, insegnanti, anziani, allevatori di pecore ed immigrati coinvolti dall’associazione Movimento per la difesa dei territori, di Nicosia (EN), la cooperativa sociale La coppola storta di Piana degli Albanesi (PA), la Cooperativa Sociale Il Quadrifogliodi Santa Margherita di Belice (AG), la Proloco ed il Centro Anziani di Calascibetta (EN).
Il primo a partire è stato il laboratorio di accostamento alla tessitura che ha visto l’auto-costruzione di un telaio rudimentale realizzato con una normale cassetta da frutta in legno e la realizzazione di un piccolo tessuto in lana, che ha consentito di apprendere le tecniche di base della tessitura.
Con il laboratorio di infeltrimento i partecipanti hanno imparato ad infeltrire la lana nostrale e realizzare con essa oggetti di uso quotidiano con due tecniche: acqua e sapone e con l’ago “magico”.
È ancora presto per dire se queste azioni siano servite per contribuire alla riattivazione di una filiera locale della lana; intanto gli allievi del laboratorio di infeltrimento hanno già avuto modo di spendersi l’arte appresa in ambito lavorativo, per la realizzazione di uno dei prodotti finali del progetto Reti di Lana… ma di questo argomento parleremo in un prossimo articolo dedicato…
Articolo pubblicato sulla newsletter cartacea della Fondazione