“Quel che resta”. L’eredità di Falcone nei beni confiscati
14 Luglio 2022
In provincia di Palermo, dove c’era il terreno di un boss, oggi ci sono 11 ragazzi siciliani della Cooperativa Verbumcaudo, che promuove l’omonimo progetto di agricoltura sociale sostenuto da Fondazione CON IL SUD. È una delle eredità lasciate dal giudice Giovanni Falcone, che grazie al suo innovativo metodo di investigazione era riuscito a tracciare l’assegno che dimostrava come il Papa di Cosa Nostra, Michele Greco, fosse entrato illecitamente in possesso di una parte di quel terreno, l’antico feudo di Verbumcaudo.
Ci sono volute due leggi e oltre quarant’ anni, ma quei 150 ettari del Comune di Polizzi Generosa, Palermo, oggi sono confiscati, riutilizzati e restituiti alla comunità.
Questo è il tema di “Quel che resta”, quinto e ultimo episodio del podcast “Mi Fido di lei”, realizzato da Corriere della Sera in collaborazione con Fondazione CON IL SUD e curato da Luca Lancise e Alessandra Coppola, che riporta le conversazioni tra Giovanni Falcone e la giornalista Marcelle Padovani sei mesi prima della strage di Capaci, in occasione della scrittura del libro “Cose di Cosa nostra” che sarà poi pubblicato pochi mesi dopo la morte del giudice.
Un racconto in 5 puntate che partendo da queste conversazioni arriva fino all’eredità di Falcone per lo Stato e le nuove generazioni, le intuizioni, il rigore, il metodo, la necessità di fare rete, fino all’ultimo strumento di lotta concepito subito dopo la sua morte e sulla scorta dei suoi insegnamenti: il riutilizzo sociale dei beni confiscati ai mafiosi.
Verbumcaudo rappresenta un caso esemplare da questo punto di vista. Dal 2019, il feudo è affidato ai giovani della Cooperativa Sociale Verbumcaudo, che grazie al sostegno di Fondazione CON IL SUD e Fondazione Peppino Vismara, hanno dato vita a un progetto di economia civile che punta allo sviluppo dell’intera area.
Le attività della cooperativa sono dedicate all’agricoltura biologica e sostenibile, con produzioni di vini, legumi, olio, grani, pomodoro e ortaggi, ma tra gli obiettivi dell’intervento c’è anche l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e la replicabilità di un modello innovativo nella gestione dei beni confiscati, che vede nel movimento cooperativo lo strumento capace di offrire risposte concrete e servizi alle organizzazioni del terzo settore e alle istituzioni.