Integrazione nell’ex Manicomio
PALERMO - 16 Settembre 2014
Il progetto Comunità Urbane Solidali (CUS), si propone come un modello di accoglienza e sviluppo locale, solidale e interculturale.
Attraverso un percorso complesso il variegato partenariato di progetto, che vede il Cresm come ente capofila, ha recuperato un padiglione dell’ ex-Manicomio di Palermo, facendone un luogo pressoché unico nel panorama regionale siciliano per spazi e modalità d’uso, di produzione di pratiche culturali e lavorative che favorisca l’incontro fra la città e le sue numerose comunità immigrate.
CUS ha promosso insieme alle comunità d'immigrati rassegne teatrali, di musica, con artisti italiani e stranieri, ospitando sia lavori originali che rappresentazioni legate alle rispettive tradizioni culturali e religiose.
CUS è anche uno spazio diurno di supporto e inclusione socio-lavorativa per immigrati con problemi psicologici e psichiatrici.
Dal luglio del 2014 è iniziata anche l'accoglienza integrata di immigrati richiedenti asilo provenienti dal circuito SPRAR (Servizio di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati). Sono ospitati presso i nostri spazi 8 giovanissimi ragazzi (dai 19 ai 25 anni) provenienti dal Mali e dal Gambia.
I ragazzi, tutti di religione musulmana, dopo un momento iniziale di diffidenza hanno apprezzato la qualità dello spazio d'accoglienza (sicuramente al di sopra degli standard abituali) con ampi spazi comuni e un teatro. A loro disposizione è stato messo anche un computer e connessione wi-fi.
Subito si è cercato di creare un clima collaborativo mettendo sullo stesso piano la grande disponibilità degli operatori con stimolo però all'autonomia: i ragazzi hanno fatto propri turni per le pulizie e per cucinare, la spesa viene fatta insieme una volta a settimana, la carne è comprata presso una macelleria islamica (la carne halal viene macellata in maniera differente rispetto agli usi europei).
I ragazzi hanno storie importanti di migrazione, per tutti è stato traumatico soprattutto il passaggio in Libia, descritto come un vero e proprio inferno, dove uno di loro ha perso anche un fratello. Poi la traversata in mare, l'arrivo a Lampedusa e da lì l'iter che li ha portati a Palermo.
Nel frattempo è già cominciata la scuola d'italiano, mentre nei prossimi mesi si espleterà l'iter per il riconoscimento dello status di rifugiato.
Luca Cumbo (coordinatore attività del progetto)
(Articolo presente sulla newsletter cartacea della Fondazione, disponibile qui)
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