Il Sud visto da Erri De Luca
ROMA - 17 Ottobre 2010
“Partecipazione, responsabilità civile e giustizia sociale”.
Quelle parole se pronunciate da una qualunque istituzione sono vuote e peggio che vuote: svuotate da una perdita di senso e di valore della parola politica.
Essa è oggi la più scadente delle manifestazioni del pensiero umano, pronunciata senza dover portare peso di conseguenza e responsabilità. Quello che dichiara la pubblica parola politica, lo può ignorare, smentire, falsificare senza che gliene venga chiesto conto.
Quelle parole hanno bisogno di essere riformulate, applicate, rifondate dal basso.
In genere questo nostro Paese ha bisogno di contromosse dal basso, di fedeltà civile. Chi sta al Sud oggi non sta in fondo alla classifica, ma nel suo avamposto.
Il Sud è civiltà spalancata sul mare più bello del mondo, è terra di magnifiche produzioni agricole,di attrazioni irripetibili in ogni borgo: il Sud sta seduto su un tesoro e crede di doverlo cercare altrove.
Allora, prima di tutto è urgente l’orgoglio di provenire da questa latitudine, dalle nostre rapide parlate, dalla nostra leggenda che abbiamo sparso nel mondo attraverso le nostre migliori ambascerie che sono stati i nostri emigranti. Se qualche bizzarro al Nord ci considera una sua palla al piede, noi consideriamo quei balordi una pietra al collo, una condanna a doverci sciroppare la loro litania subalpina. Noi siamo Sud e lo resteremo. Loro e il nord inventato, se ottengono la separazione, diventeranno al meglio della sorte un cantone svizzero meridionale.
Il Sud è il puro privilegio assegnato dalla sorte e dalla geografia.
Erri De Luca (scrittore e poeta, è nato a Napoli nel 1950)
Intervista raccolta dalla Fondazione per il Sud