Il Sud e l’Italia alla vigilia delle Europee: risultati indagine

21 Maggio 2024

L’80% DEGLI ITALIANI È PREOCCUPATO PER LA SANITÀ PUBBLICA.

L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA DIVIDE GLI ITALIANI: AL NORD FAVOREVOLI E AL SUD CONTRARI, IN UN’ITALIA GIÀ DIVISA DAI SERVIZI PUBBLICI. IL PNRR TROVA NORD E SUD D’ACCORDO: SEMBRA UN’OCCASIONE MANCATA. PER LO SVILUPPO

LO STATO ASCOLTI E COINVOLGA IMPRESE E CITTADINI ANCHE IN FORMA ORGANIZZATA

L’autonomia differenziata divide l’Italia, ben prima della sua eventuale approvazione e attuazione. La maggioranza degli italiani la ritiene una misura “inopportuna e sbagliata”, ma scorporando il dato territoriale sui favorevoli emerge che 1 cittadino su 2 al Nord la reputa al contrario “necessaria e urgente” (solo il 14% al Sud). Per il 66% degli italiani che vivono al Nord la sua attuazione è una misura positiva, l’opposto avviene al Sud con l’81% che la giudica negativamente. Al Nord 7 italiani su 10 promuovono i servizi pubblici. Meno di 4 su 10 al Sud. Il 45% degli italiani ritiene che il divario Nord-Sud negli ultimi 5 anni sia “aumentato” (lo pensa il 60% dei meridionali). Il 51% degli intervistati ritiene l’Italia “poco” unita sul piano sociale ed economico. Una convinzione che accomuna tutti gli italiani, così come avviene anche nei confronti del PNRR con un giudizio netto e condiviso: per il 67% degli italiani le risorse “non” saranno spese in modo efficace per far ripartire il Paese. E non serviranno a ridurre il divario Nord-Sud (62%) e a contenere l’emigrazione dei giovani verso il Nord o l’estero (65%).

Stefano Consiglio (Presidente Fondazione CON IL SUD): “Il 65% degli italiani ritiene che lo sviluppo dei territori debba essere pianificato dallo Stato insieme a terzo settore e imprese. Un elemento cruciale anche per recuperare fiducia e, forse, la speranza che il Pnrr non sia completamente un’occasione mancata. Dopotutto, 8 italiani su 10 ritengono che il ritardo economico e sociale del Sud blocca la crescita complessiva del Paese. Ma ne usciamo soltanto insieme, nei fatti e non a parole”.

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L’Italia non è uguale per tutti: non lo è nelle prestazioni del welfare, né sul piano sociale ed economico. Se il 70% dei residenti nel Nord promuove i servizi pubblici nel proprio territorio, il dato si riduce al 39% nel Sud e nelle Isole, dove il 61% dei cittadini è del tutto insoddisfatto. Una doppia visione di Paese a seconda di dove si vive, che emerge con più forza quando si parla di autonomia differenziata. Per più di 1 italiano su 2 al Nord è una misura “necessaria e urgente” (solo il 14% al Sud). Per il 66% degli italiani che vivono al Nord l’attuazione dell’autonomia differenziata è una misura positiva, l’opposto avviene al Sud con l’81% che vede negativamente l’attuazione. E la grande stagione del PNRR sembra un’occasione mancata: ma – questa volta – senza differenze fra Sud e Nord. Alla vigilia delle Elezioni Europee, meno di un quinto degli italiani confida che le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza saranno spese in modo efficace per far ripartire il Paese. E il 53% degli italiani che non hanno votato negli ultimi anni indica come motivazione la delusione e la sfiducia nei partiti. Altro dato inedito annunciato durante la presentazione dell’indagine Fondazione Con il Sud – Demopolis e che, purtroppo, conferma un clima di sfiducia è quello relativo all’astensionismo: oltre 22 milioni di italiani sono orientati a non votare alle prossime elezioni europee dell’8 e 9 giugno.

Sono alcuni dei dati emersi dall’indagine promossa dalla Fondazione Con il Sud e condotta dall’Istituto Demopolis su un campione di oltre 4.000 intervistati, i cui risultati sono stati presentati oggi dal presidente della Fondazione Con il Sud Stefano Consiglio e dal direttore di Demopolis Pietro Vento.

Lo studio ha analizzato l’opinione pubblica nazionale rilevando le dimensioni problematiche che gravano sulla quotidianità e sul futuro del Paese, i divari territoriali e di cittadinanza percepiti dagli italiani, ma anche le propensioni degli intervistati su temi caldi del dibattito politico come la riforma dell’Autonomia differenziata.

Deve far riflettere che l’80% degli italiani, al Nord come al Sud, siano preoccupati dalla fragilità della sanità pubblica” – ha commentato Stefano Consiglio, presidente della Fondazione Con il Sud – Da questo clima di sfiducia e scettiscismo verso il Pnrrche, in teoria, dovrebbe essere la principale leva di profondo cambiamento positivo emerge un’attesa: che, nella pianificazione dello sviluppo territoriale, lo Stato ascolti e coinvolga realmente imprese e terzo settore Un elemento cruciale anche per recuperare fiducia tra i cittadini e, forse, la speranza che il Pnrr non sia completamente un’occasione mancata. Dopotutto – ha proseguito Consiglio –  8 italiani su 10 ritengono che il ritardo economico e sociale del Sud blocca la crescita complessiva del Paese. Ma ne usciamo soltanto insieme, nei fatti e non a parole”.

Servizi pubblici e Welfare oggi in Italia

La percezione dell’opinione pubblica, le priorità dei cittadini per il futuro.

Non è solo una faccenda di velocità; le “Italie” sono almeno 2 per una questione di servizi essenziali. E dopo le crisi sistemiche innescate dalla pandemia e dalla deriva inflazionistica che ha sferzato duramente l’Italia nell’ultimo biennio, le disuguaglianze si sono acuite e si sono ulteriormente dilatati i divari di cittadinanza.

“Meno di un quinto degli italiani – ha spiegato il direttore di Demopolis Pietro Vento  ritiene che il Welfare pubblico garantisca oggi tutte le prestazioni di cui c’è bisogno nella propria regione di residenza. I servizi sociali, la sanità, la scuola sono garantiti nella dimensione strettamente essenziale, nella percezione del 43%. Ma il 38% afferma che non sono più garantiti oggi neanche i servizi fondamentali del Welfare, con un dato che a Sud sale al 58%.”

A livello nazionale, il 58% degli italiani promuove i servizi pubblici, ma con nette differenziazioni territoriali: in un’ideale pagella scolastica, le prestazioni sui territori ottengono almeno la sufficienza per il 70% dei cittadini residenti a Nord, dato che si riduce al 57% fra quanti vivono nel Centro Italia e si assottiglia al 39% nel Sud e nelle Isole.

Su tutte le possibili ipoteche al futuro del Paese – secondo l’indagine Demopolis per Fondazione Con il Sud – è la sanità a rappresentare la dimensione più problematica nella percezione dei cittadini: per l’84%, dopo le crisi che si sono susseguite negli ultimi anni, il problema che peserà maggiormente sul futuro dell’Italia è la fragilità della sanità pubblica. La deriva inflattiva e l’aumento del costo della vita, con la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, sono citati da i due terzi degli intervistati, mentre il 62% richiama le carenze nel welfare ed il 59% l’insicurezza urbana e la criminalità.

Ma esistono questioni che si sollevano ben oltre la quotidianità nazionale e che iniziano a minacciare il futuro, nella percezione degli italiani: lo spopolamento e la denatalità, con la riduzione delle nascite e l’invecchiamento della popolazione, citati dal 58%, ma anche gli effetti del cambiamento climatico (53%), che il Paese inizia ad esperire con frequenza sempre maggiore, nelle forme degli eventi estremi, dalle alluvioni alle ondate di calore smodato e di siccità.

Pianificare lo sviluppo dei territori

L’occasione PNRR e la sfiducia degli italiani

Su un dato, esiste davvero un’unica Italia: la percezione di inefficacia dei fondi Pnrr. Solo il 16% degli italiani (il 17% al Nord, il 14% al Sud) ritiene che le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, assegnate all’Italia dall’Unione Europea, saranno spese in modo efficace per far ripartire il Paese. Secondo l’analisi condotta dall’Istituto Demopolis per la Fondazione Con il Sud, gli italiani individuano due principali problemi che gravano su Comuni e Amministrazioni pubbliche per avviare i progetti del Pnrr: le lentezze della burocrazia e l’insufficienza di figure specializzate nella PA (78%), ma anche la bassa qualità o improvvisazione di molti progetti (60%). Un dato che evidenzia come vi sia una percezione consapevole nell’opinione pubblica sui limiti concreti della messa a terra dei progetti del Pnrr, come conferma anche un recente studio promosso dalla Fondazione Con il Sud e condotto dal Prof- Gianfranco Viesti dell’Università di Bari da cui emerge come, soprattutto al Sud, vi sia un forte carenza di dipendenti e personale qualificato nelle PA.

E su alcuni mancati obiettivi più che su altri si rivelano le claudicanti prestazioni del Piano. Il 43% degli intervistati immagina che il Pnrr riuscirà a dotare il Paese di infrastrutture all’avanguardia, ma meno di un quarto confida che possa diminuire il divario tra Settentrione e Mezzogiorno, e appena un quinto degli intervistati immagina che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza possa contenere l’emigrazione delle giovani generazioni verso il Nord o l’Estero.

L’Autonomia differenziata

La percezione dell’opinione pubblica e l’impatto ipotizzato da Nord a Sud

Mentre avanza l’iter parlamentare sul DDL varato dal Governo, la Riforma dell’Autonomia differenziata ottiene nel Paese valutazioni in chiaroscuro. Il Disegno al vaglio delle Camere prevede il trasferimento di diverse competenze statali alle Regioni, che potranno trattenerne il gettito fiscale, non più distribuito su base nazionale. Malgrado la riforma preveda livelli minimi essenziali di prestazione nei servizi, il 53% degli italiani ritiene che sia inopportuna e sbagliata, perché favorirebbe solo le regioni più ricche. È del 35% il segmento che la ritiene necessaria e urgente, perché aiuterebbe tutte le regioni.

Nell’analisi condotta dall’Istituto Demopolis per la Fondazione Con il Sud, sulle valutazioni dei cittadini la variabile “area di residenza” ha un’incidenza marcatissima: la maggioranza assoluta dei residenti a Nord, il 53%, è convinta dell’urgenza della Riforma, ma il dato si contrae al 29% nel Centro, per ridursi ulteriormente al 14% nel Sud e nelle Isole.

A pesare sui giudizi degli intervistati è innanzi tutto la percezione di quanto l’attuazione dell’Autonomia differenziata possa incidere sulla qualità dei servizi erogati nella regione di residenza. I due terzi degli intervistati a Nord prevedono un impatto positivo della Riforma, ma è solo il 38% ad ipotizzarlo per il Centro Italia ed appena l’11% per il Mezzogiorno.

Il divario tra Nord e Sud

Consapevolezza dei cittadini – Il futuro atteso della programmazione dello sviluppo

Esiste un divario di sviluppo in Italia che, a differenza di quanto accaduto in altri Paesi europei, non è mai stato colmato e si è addirittura progressivamente aggravato. E le forme di sostegno, le risorse speciali, i fondi di coesione destinati per decenni alle aree in deficit di sviluppo, poco hanno inciso sulla trasformazione socio-economica del Mezzogiorno e sulla reale unità del Paese. E gli italiani ne sono consapevoli.

Considerando le differenze Nord-Sud, appena il 18% degli italiani ritiene che oggi, sul piano sociale ed economico, l’Italia sia unita. Non lo è per l’82%. Inoltre, il 45% sostiene che il divario si sia aggravato negli ultimi 5 anni, con una percezione che fra i residenti a Sud e nelle Isole sale al 60%.

L’analisi delle motivazioni dell’insanato divario si mantiene aperta e policentrica. Un primo elemento di riflessione emerge dall’indagine promossa dalla Fondazione Con il Sud: i cittadini meridionali (69%) ritengono che il Mezzogiorno abbia inciso poco o per niente nelle scelte della politica nazionale.

Per l’80% degli italiani il ritardo economico e sociale del Sud blocca la crescita complessiva dl Paese.

Un ulteriore dato Demopolis-Fondazione Con il Sud, alla vigilia delle Elezioni Europee, conferma le dinamiche di sfiducia istituzionale alla base dell’incremento dell’astensionismo: chi ha scelto di non votare, nelle ultime tornate elettorali, lamenta di certo delusione verso i partiti (53%), ma anche una complessiva sfiducia nella capacità della politica di incidere sulla vita reale delle famiglie (38%) e nella possibilità, votando, di cambiare la gestione della cosa pubblica (36%).

In questo contesto, dall’indagine emerge l’attesa di un approccio rinnovato alle politiche di sviluppo. Per la schiacciante maggioranza degli italiani (65%), ad occuparsi di pianificare lo sviluppo sui territori dovrebbe ancora essere lo Stato, purché con l’ascolto e il coinvolgimento di imprese e cittadini anche in forma organizzata, affinché l’assunzione delle scelte di interesse collettivo abbia un respiro condiviso.

Nota informativa: metodologia e campione di rilevazione demoscopica

L’indagine è stata condotta dal 3 al 12 maggio 2024 dall’Istituto Demopolis, diretto da Pietro Vento, per Fondazione Con il Sud su un campione di 4.002 intervistati, statisticamente rappresentativo dell’universo della popolazione italiana maggiorenne, stratificato per quote sulla base del genere, dell’età e della macro-area geografica di residenza. La rilevazione campionaria quantitativa, preceduta da una fase di colloqui aperti qualitativi con i cittadini, è stata realizzata con modalità integrate cawi-cati-cami. Coordinamento della ricerca a cura di Pietro Vento, con la collaborazione di Giusy Montalbano e Maria Sabrina Titone.

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