Fango e amore
OLBIA - 23 Giugno 2014
Olbia, giovedì 24 Ottobre 2013: una giornata meravigliosa, di quelle che solo la Sardegna, quando è di buon umore, ti può regalare. Sole cocente, cielo cristallino: sembrava una sorta di furto all'autunno già ufficialmente inoltrato. Niente di meglio per far da cornice all'inaugurazione del Centro di Servizi Umanitari in via Canova, in una vecchia struttura della ASL n. 2 di Olbia ceduta all'Amministrazione Comunale per trasformarla nella Casa della Solidarietà. Il nostro contributo, come Associazione Agorà, derivava dalla Fondazione CON IL SUD, che aveva creduto nel nostro progetto “Casa Dolce Casa” e ci aveva finanziato all'interno dell'iniziativa “Progetti Speciali e Innovativi”.
I primi ospiti del Centro erano già arrivati e tutti si muovevano, col sorriso sulle labbra, per rendere quelle ore indimenticabili: Mario, con la sua divisa da barman, offriva i suoi cocktail, rigorosamente analcolici, ai presenti, mentre Sebastiano percorreva quei lunghi corridoi pieni di gente con i vassoi pieni di delizie casalinghe che nessuno osava rifiutare.
Olbia, lunedì 18 Novembre 2013: un'altra realtà, un altro mondo. Olbia si trovava sotto la violenza del Tornado Cleopatra. Le strade della città erano ormai un ammasso di fango, l'acqua penetrava nelle case con una forza inarrestabile trascinando via tutto quello che poteva: arredi, ricordi di una vita, corpi di esseri umani che non erano riusciti a porsi in salvo.
La mattina successiva all'inferno, ricevemmo una telefonata dal Centro Anticrisi del Comune: la struttura di Via Canova era stata scelta come primo centro di raccolta, smistamento e accoglienza e tutti gli operatori di Agorà erano stati richiamati per il suo funzionamento. Nel giro di poche ore, quel gioiello di pace, serenità e sorrisi si è trasformato in una bolgia infernale. Iniziavano ad arrivare i primi aiuti, generi di primissima necessità e, insieme a loro, i primi alluvionati con la disperazione dipinta sul volto. Chi chiedeva generi alimentari, chi abiti, chi scarpe, chi pale e detersivi per ricominciare subito a riappropriarsi dello spazio vitale che la natura gli aveva invaso.
La bolgia è durata per settimane: scatoloni provenienti da tutta Italia occupavano quei corridoi enormi, a dimostrare solidarietà e vicinanza; decine e decine di volontari si davano il cambio per mettere ordine e distribuire; la boutique sociale ( prospettiva del progetto) era nata nel giro di pochissime ore, nel disordine e nel pianto, ma col desiderio di poter essere utili di fronte a tanto disastro.
Olbia, in questa situazione, dopo decenni di indifferenza e immobilismo, ha riscoperto il senso dell'amore per gli altri e della solidarietà attraverso il fango. In quei giorni abbiamo scritto: "Disperazione e rinascita. Lacrime e abbracci. Perché il 18 novembre scorso Olbia, questa multiforme comunità dai mille ceppi sospesa tra l’ombra dell’isola più bella del mondo e le voraci fauci degli speculatori più beceri, ha ritrovato se stessa, immediatamente dopo aver contato i suoi morti affogati e le sue migliaia di sfollati, con gli occhi lucidi e l’angoscia nel cuore, con un persistente senso di nausea diventato irresistibile energia vitale. Migliaia di braccia hanno iniziato a mulinare senza sosta, innescate da qualcosa di impossibile da descrivere. Migliaia di cuori hanno iniziato a battere all’unisono. Una pazzesca solidarietà ha invaso la nostra città prendendo prepotentemente il posto di quel fango infido e puzzolente. Senza chiedere cosa c’era da fare. Facendo perché si doveva fare. Perché poteva capitare a tutti. Sudore senza fatica. Corse e orari infiniti. A dare una mano per rialzarsi a chi era in ginocchio dopo aver perso tutti i sacrifici di una vita. Ci siamo ritrovati nel dolore. Ci siamo abbracciati nell’assurdo rincorrersi di domande senza risposte. Ci siamo commossi per il sorriso sincero di chi non ha perso soltanto la dignità, l’educazione e il rispetto. Ci siamo indignati per quello per cui c’era da indignarsi. Ci siamo ritrovati olbiesi. Senza confini o preconcetti. Abbiamo iniziato a riprenderci la nostra città. Quando pareva tutto perduto. Semplicemente essendo noi stessi. Riassaporando i veri valori dell’esistenza. Olbia è rinata nel suo giorno più triste scoprendosi solidale. Il miracolo su cui costruire il futuro di questa città. Con gli occhi lucidi e l’angoscia nel cuore. Ecco perché fango e amore…….
Anna Maria Chessa, Presidente Associazione Agorà – Olbia
@conilsud
(Articolo presente sulla newsletter cartacea della Fondazione, disponibile qui)