Sogni e Riscatto allo Zen
PALERMO - 21 Giugno 2010
Ci suono luoghi relegati in qualche angolo della penisola italiana, in cui il concetto di normalità assume le sfumature più scure. Lo Zen di Palermo, il quartiere “ghetto”, dove la precarietà e bisogno sono il carburante di una criminalità diffusa, pone un’etichetta che non lascia via di scampo ai suoi giovani che qui sono nati e cresciuti. “Sogni e Riscatto” si erge tra i blocchi residenziali della Zona Espansione Nord per invadere la città a tutto porto, non attraverso le solite pagine di cronaca nera, ma per mezzo all’arte e allo spettacolo frutto dei giovani talenti del quartiere.
E’ così che l’hanno immaginata alcuni dei fondatori dell’associazone “Ragazzi di Strada”, che dal 2003 vive per dotare i giovani del quartiere degli strumenti necessari per far crescere e realizzare le proprie aspirazioni.
Lo scorso anno, questi “giovani Zen per lo Zen”, che si definiscono “né eroi né professionisti del sociale”, lottando alla dispersione scolastica attraverso il progetto “Dire Fare Cambiare” finanziato da “Fondazione per il Sud”, si sono visti consegnare una medaglia al merito civile dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Nei due anni precedenti, l’iniziatva “Sogni e Riscatto” è passata dalla proiezione in anteprima di “Che Saccio”, un corto sulla vita di Francesco Casisa, ragazzo dello Zen e Filippo Pucillo di Lampedusa, attori protagonisti di “Nuovo Mondo”, il film di Emanuele Crialese, al rap di protesta di Dante, anche lui dalla settima circoscrizione, vincitore del contest musicale che ha coinvolto band e cantanti di tutta l’isola.
Quest’anno l’iniziativa vedrà anche il contributo dall’ I.C.S. “L.Sciascia” dello Zen , e sarà di nuovo il cinema a filmare quell’inarrestabile desiderio di “Riscatto Sociale”: storie di vita e luoghi d’Italia verranno raccontati attraverso corti provenienti da tutta la penisola. Dieci di questi saranno selezionati da una giuria, e proiettati durante l’iniziativa, che si svolgerà a settembre, forse in un teatro storico di Palermo. E se è vero che “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita”, lo Zen e i suoi abitanti stavolta mettono in mostra la propria bellezza, da sempre soffocata dal grigiore dei pregiudizi.