Bando Beni Confiscati
ROMA - 11 Novembre 2016
E’ stata presentata questa mattina la terza edizione del Bando Beni Confiscati promosso dalla Fondazione CON IL SUD in collaborazione con la Fondazione Peppino Vismara e rivolto alle organizzazioni non profit di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. L’obiettivo è sostenere “progetti esemplari” per l’avvio di nuove attività di economia sociale o per il rafforzamento di iniziative economiche esistenti su beni confiscati alla criminalità organizzata.
Il Bando mette a disposizione complessivamente 7 milioni di euro ed è aperto a partnership composte da tre o più soggetti, almeno 2 dei quali appartenenti al mondo del terzo settore e del volontariato. Nei progetti potranno essere coinvolti, inoltre, il mondo economico – e a particolari condizioni anche le imprese, quello delle istituzioni, delle università e della ricerca. I partenariati dovranno dimostrare l’effettiva disponibilità del bene confiscato per almeno 10 anni.
Il Bando scade il 15 febbraio 2017 e prevede la presentazione delle proposte esclusivamente online.
“La Fondazione Peppino Vismara – ha dichiarato il suo presidente Paolo Morerio – ha deciso di cofinanziare il Bando per l'alto valore simbolico che esso rappresenta e per l'importante valore educativo insito nell'idea sottostante al bando: riportare nella legalità beni e strutture rimettendole a disposizione della comunità con progetti sostenibili. La scelta della Fondazione CON IL SUD quale partner nasce dall'apprezzamento per come è riuscita in pochi anni ad accreditarsi come Ente indipendente, rigoroso e trasparente. Questa impostazione segna una discontinuità con un passato in cui nel nostro Paese spesso prevalevano logiche assistenzialistiche e burocratiche e rappresenta una grande opportunità per finanziatori e beneficiari di contribuire ad uno sviluppo qualificato.”
“Il tema dei beni confiscati rischia di essere un’arma a doppio taglio se non si interviene con convinzione e soprattutto con efficacia – ha commentato Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione CON IL SUD. La situazione è drammatica, con migliaia di beni di fatto sconosciuti e abbandonati, mentre quelli assegnati non hanno spesso le risorse necessarie per sostenere le attività di valorizzazione. In questo modo il messaggio che si lancia è negativo, di uno Stato che rischia di fare il lavoro a metà: fortissimo nell’attività di confisca, un po’ meno nella valorizzazione dei beni. Come sappiamo, soprattutto al Sud le mafie comunicano con i fatti oltre che con i simboli – ha aggiunto Borgomeo. Il nostro sforzo è quello di fare altrettanto e in positivo, attraverso la forza propulsiva delle comunità locali. Un percorso già avviato da tempo con diverse realtà della società civile, che quest’anno vede attiva anche la Fondazione Peppino Vismara, e che dovrebbe contaminare la nostra società e in particolare le istituzioni”.
La Fondazione CON IL SUD selezionerà i progetti ritenuti più validi e capaci di generare valore sociale ed economico, in grado di sviluppare un processo virtuoso e duraturo di sviluppo locale.
Saranno valutate positivamente le proposte che prevedano, tra le altre, le seguenti azioni: un’efficace strategia di promozione e di sostegno della legalità nei territori; il coinvolgimento attivo della comunità locale, con l’obiettivo di sviluppare un senso di riappropriazione comunitario del bene; la sostenibilità nel tempo degli interventi, in termini di capacità di generare o raccogliere risorse per garantire la continuità delle azioni proposte.
Con le prime due edizioni del Bando – nel 2010 e nel 2013 – la Fondazione CON IL SUD ha sostenuto 22 progetti con circa 7 milioni di euro.
Nei mesi scorsi, inoltre, la Fondazione ha promosso una proposta di revisione dell’attuale quadro normativo relativo alle gestione dei beni confiscati nel nostro Paese, disponibile sul sito>>
Lo studio è frutto della riflessione di un gruppo di lavoro coordinato dalla Fondazione CON IL SUD e costituito dal Forum del Terzo Settore, dalla Fondazione Cariplo, dalla Fondazione Cariparo, dalla Fondazione Sicilia, dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Il contesto
In Italia i beni immobili confiscati sono 23.576 (dati ANBSC, febbraio 2016), concentrati soprattutto in 6 regioni (Sicilia 43,51%, Campania 12,76%, Calabria 12,00%, Puglia 9,46%, Lazio 7,02%, Lombardia 6,88%). Non sono disponibili, però, dati certi sul numero di beni utilizzati, nonostante i 21 milioni di euro destinati nel precedente ciclo della programmazione dei Fondi strutturali alla loro mappatura con i progetti REGIO (un sistema informatico del valore di 7 milioni di euro) e SIT-MP (un sistema informatico telematico del valore di circa 14 milioni di euro) nati proprio allo scopo di garantire un continuo scambio di dati e informazioni sui sequestri, sulle confische e sulla gestione dei beni confiscati. Una recente ricerca di Libera ha censito 525 soggetti, del terzo settore, che hanno valorizzato beni confiscati. Non va meglio sul fronte delle aziende confiscate: l’ANBSC ne segnala 3.585 ma, secondo gli ultimi dati disponibili, sono meno di 10 quelle date in gestione a cooperative di dipendenti, mentre 1.893 sono in carico all’Agenzia che non ha ancora deciso la destinazione. Non esistono invece dati sui beni mobili, registrati e non.
La destinazione dei beni confiscati a usi sociali e di pubblica utilità può, e deve, riuscire a produrre effetti importanti sui territori del Mezzogiorno: dalla creazione di lavoro e occupazione, alla riaffermazione del valore etico e civico derivante dalla riappropriazione da parte delle comunità di ciò che le è stato sottratto con la violenza, dal contrasto al disagio sociale e all’emarginazione, al sostegno di minori, famiglie svantaggiate, anziani e tossicodipendenti. I beni confiscati possono, inoltre, contribuire all’integrazione della popolazione immigrata, che, spesso, in aree a forte infiltrazione mafiosa, è vittima del caporalato delle mafie locali.
Per queste ragioni, la Fondazione CON IL SUD e la Fondazione Vismara intendono promuovere iniziative efficaci e durature, capaci di garantire la sostenibilità futura dell’utilizzo dei beni confiscati alle mafie attraverso l’avvio e il rafforzamento di attività di natura economica, per uno sviluppo nuovo e differente del territorio.